Il programma integra ed amplia i contenuti del protocollo Mindful Eating (Kristeller, Baer, & Quillian-Wolever, 2006; Kristeller & Hallett, 1999; Wolever & Best, 2009) ed ha lo scopo di migliorare l’attenzione e sviluppare l’autocontrollo per ridurre i comportamenti associati all’alimentazione sregolata.
In alcuni individui, il comportamento alimentare è caratterizzato da grossolane alterazioni e costituisce il sintomo centrale di una condizione che deve essere giudicata patologica per la sofferenza e l’invalidità che produce.
Nella società di oggi molte persone – compresi coloro che soffrono di disturbi alimentari – hanno difficoltà a gestire ed utilizzare le emozioni in modo adattivo: il cibo può diventare un modo per dissociarsi dall’esperienza emotiva negativa, ritenuta difficile da affrontare o addirittura intollerabile. Diete ferree, abbuffate incontrollabili e meccanismi di compenso sono considerati dunque tentativi inefficaci di auto-regolazione delle emozioni e prodotti della reazione di stress.
La scarsa consapevolezza enterocettiva è un altro tratto distintivo molto comune: i segnali fisiologici di pienezza sono spesso ignorati a causa dei pensieri che affollano la mente e gli impulsi emotivi vengono confusi con gli stimoli di regolazione dell’appetito. Questo, unitamente alla grande disponibilità di cibo presente sulle nostre tavole, porta spesso ad abbuffarsi in automatico, senza nemmeno sentire i sapori, fino a rendersi conto di essere troppo pieni.
La Mindfulness può promuovere strategie di coping più adattive verso gli stati emotivi spiacevoli, le persone sono incoraggiate a sperimentare le emozioni senza sforzarsi di evitarle o modificarle e la visione decentrata delle emozioni previene la reazione emotiva secondaria.
Attraverso la Mindfulness si imparerà a gestire lo stress e la fame emotiva, a disinnescare gli automatismi legati al cibo, e a trovare la motivazione per prendersi cura della propria salute e mangiare in modo più sano. Per questo motivo la Mindfulness è una pratica di supporto per persone affette da Disturbi Alimentari (DA), come Anoressia nervosa, Bulimia nervosa o Disturbo da alimentazione incontrollata, ma è rivolta anche a persone sane che intendono modificare o ottimizzare il loro stile alimentare.
Il percorso MB-EAT è composto da sessioni settimanali realizzate in gruppo. Include molte pratiche di meditazione realizzate in sessione e a casa, molte delle quali riguardano direttamente il cibo.
La pratica della mindfulness influirà su alcuni aspetti dell’individuo:
funzionamento fisiologico dell’individuo, aiutandolo a riconoscere i segnali naturali della fame e della sazietà, facilmente sovrastati da stimoli non nutritivi (interazioni sociali, emozioni e desiderio);
pensieri, sviluppando decentramento/defusione aiuta il soggetto a capire che i pensieri non sono necessariamente veri o importanti e che non devono controllare il comportamento;
emozioni, il cibo dà soddisfazione da un punto di vista emotivo (conforto, celebrazione) ma può anche essere fonte di conflitto emotivo, la mindfulness permette la consapevolezza delle emozioni legate al cibo;
comportamento, un’attenta consapevolezza di corpo, pensieri ed emozioni migliora il comportamento alimentare.
Praticando la mindfulness le persone sviluppano il non-giudizio e l’accettazione. Quando un individuo accetta la sua esperienza interna ottiene un maggior controllo e la capacità di rispondere all’esperienza in maniera flessibile e adattiva, piuttosto che impulsivamente e rigidamente.
Il training attentivo che caratterizza la mindfulness aiuta i pazienti con disturbi alimentari o coloro che si alimentano inconsapevolmente, a spostare l’attenzione dal cibo, dall’immagine corporea e dai giudizi negativi su di sè, portandoli a disingaggiarsi da tali pensieri piuttosto che sopprimerli.
E’ necessario precisare che il MB-EAT non è un programma di dimagrimento, dunque la dieta, la nutrizione e la pianificazione dei pasti non sono argomenti trattati in maniera diretta. Il programma insegna a prendersi cura della propria salute, a non mangiare più del necessario e a combattere la fame emotiva e dovuta allo stress. Le informazioni fornite daranno delle nozioni di base su come mangiare in modo più sano, responsabilizzando i partecipanti e rendendoli in grado di autogestirsi efficacemente.
Diversi studi (tra cui Kristeller & Hallet, 1999, Kristeller & Wolever 2011) sull’efficacia del protocollo nella regolazione del comportamento alimentare riportano una drastica riduzione delle abbuffate e miglioramenti in tutte le variabili misurate. Il predittore più forte del miglioramento nel controllo alimentare era il tempo impiegato nelle meditazioni.